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lunedì 19 gennaio 2015
Hozier, un inno all'amore da 100 milioni di streaming
Ci sono canzoni che riescono a fare magie. Perché il boom che il cantautore irlandese Hozier ha fatto con la sua “Take Me To Church” è a dir poco magico. Quasi 100 milioni di streaming su Spotify, 80 milioni di visualizzazioni per il video su YouTube: numeri da far girare la testa. “Cerco di non pensarci e vado avanti per la mia strada - spiega lui a Tgcom24 -. E' arrivata alla gente l'onestà con cui ho scritto il brano".
Ha chiuso il 2014 al primo posto nella classifica italiana dei singoli più venduti, e ora arriva l'album eponimo, uscito il 13 gennaio. Album che era già uscito in Gran Bretagna e negli Stati Uniti nei mesi scorsi, raggiungendo il secondo posto nella classifica Usa. Tutto merito di una canzone come "Take Me To Church" che è letteralmente esplosa al di là di ogni aspettativa. "Quando la stavo componendo ero felice di come stava venendo - spiega lui -, è stata in un certo senso il punto di raccolta di una serie di idee che mi erano frullate in testa per lungo tempo. Ho pensato che la gente avrebbe potuto apprezzarla, ma pensavo a un gruppo molto più ristretto di ammiratori. E invece...
Invece parliamo di numeri da far girare la testa. Un simile debutto mette un po' di pressione per il futuro?
Si, è incredibile e un po' di rischio c'è. Cerco di non pensarci e di tenere la testa sulle spalle. Per questo cerco di essere concentrato su quello che sto facendo ora: scrivo nuove canzoni, mi concentro sugli appuntamenti che ho. D'altronde in questo momento ho un’agenda fissata praticamente fino a metà dell'anno prossimo, quindi posso cercare di non pensare a quello che sta accadendo. Prendo ogni giorno come viene e tengo la testa bassa sul lavoro.
Il video ha spinto oltre il significato stesso del brano mettendo l'accento sull'omofobia. Com'è è nata l'idea?
Ho pensato alla devozione che ti porta l'amore. La canzone immagina un’organizzazione che spinge a vergognarsi di alcuni aspetti di se stessi, dicendo chi e cosa puoi amare. Il video ha preso spunto dagli attacchi omofobici in Russia, che ci sembrava un esempio concreto di questa idea di negare la libertà di esprimere i propri sentimenti.
Da dove arriva il tuo amore per il blues e il gospel?
Sono cresciuto ascoltando moltissimo blues, anche perché mio padre suonava la batteria in un gruppo. Quando ero a Dublino. Così sono cresciuto con il fascino della musica con radici africamericane, come il blues e il gospel, il jazz o il soul.
Non si può dire che il gospel sia oggi un genere per il grande pubblico. Secondo te cosa ha colpito così tanto la gente?
Non ne sono sicuro. Penso che sia arrivata l'onestà con la quale ho scritto la canzone. Ma ci sono anche motivi prettamente musicali. Ci sono molte armonie, cori, e l'effetto complessivo ha un grande impatto e grande feeling. C'è molta energia in questo coro di persone che cantano insieme.
Com'è è cambiata la tua vita in questi mesi?
Nell'ultimo anno la mia vita è stata completamente stravolta e non avrei mai immaginato che quella canzone potesse avere una simile ricezione. La mia vita è irriconoscibile. Sono sempre in viaggio, praticamente vivo in una valigia. Ma è fantastico, è un’opportunità incredibile.
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