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martedì 9 settembre 2014
Club Dogo, Non siamo più quelli di Mi fist
Se, come dice Gué Pequeno "ogni nostro disco riflette un'epoca", da 'Mi fist' figlio del G8 di Genova a 'Penna capitale' incentrato su Vallettopoli, il nuovo lavoro dei Club Dogo, "Non siamo più quelli di Mi Fist", uscito oggi 9 settembre, per Jake La Furia fotografa "il momento del forse, del vediamo".
Alle centinaia di ragazzini che li attendono alla Mondadori di piazza Duomo, i tre sentono di non avere messaggi da mandare: "Speriamo che non ascoltino noi, ma i loro professori" dice Jake La Furia, incalzato da Gué: "A noi interessa che la musica sia forte, usare bei giochi di parole, se poi entriamo nel cuore bene, ma finisce qui, non sentiamo di avere una responsabilità".
Concetto ribadito fin dal titolo dell'album, che gioca con l'accusa rivolta da una certa fascia di fans al gruppo: "Che non siamo più quelli di 'mi fist' è un dato di fatto stilistico, anagrafico, di contorno, ma i nostri pezzi - garantisce Jake - sono 'ignoranti' come prima". La polemica sul presunto tradimento delle origini "avviene in tutti i generi, mica solo nel rap, ma l'hip hop italiano - spiega Gué - è un ambiente più provinciale". Intanto però, da quando il fenomeno è esploso "il rap in Italia ha assunto importanza come il pop", anche grazie ai talent "che fanno bene alla musica" e a eventi come l'Hip hop tv night che un giorno "potrebbe anche approdare a San Siro".
Nel nuovo lavoro, i Dogo non hanno voluto ospitare altri rapper, fatta eccezione per Entics, che vira più al reggae.
Hanno preferito "fare una cosa nostra" dove entrano però la voce di Arisa, nel singolo 'Fragili', un campione da 'Overdose (d'amore)' di Zucchero in 'Sai zio' e uno da 'Un cuore con le ali' di Ramazzotti in 'weekend' e persino una citazione da 'Lisa dagli occhi blu' nel brano 'Lisa', dedicato a una ragazza che si prostituisce. Una canzone che sembra quasi assolvere il gruppo dalle accuse di misoginia che gli sono state rivolte in passato: "Non l'abbiamo fatta a tavolino per giustificarci, non siamo mai stati misogini, è stato un 'misunderstanding' - dice Gué Pequeno - abbiamo solo riportato episodi reali parlando di un certo tipo di donne". "Ci hanno dato dei misogini perché - gli fa eco Jake - abbiamo affrontato a voce alta ciò che gli altri sussurravano: se abbiamo usato parole forti è perché parlavamo di vallettopoli. Bisogna chiamare le cose con il loro nome e ce ne prendiamo la responsabilità".
Come fanno nel pezzo più sociale del nuovo lavoro, 'Siamo nati qua', "un brano amaro che dice cose vere" raccontando una generazione che ha venduto "le speranze dal compro oro", dove "i laureati stanno al supermarket" e "la disonestà è nel Dna". Una visione dell'Italia ancora più dura perché inquadrata a distanza, da Los Angeles, dove è stato fatto molto del lavoro per il nuovo album, prodotto da Don Joe e mixato con l'aiuto di Demacio "Demo" Castellon: "Non siamo americanofili, ma lì c'è meritocrazia, se spacchi ce la fai, non come qui". Il ritratto di un Paese vecchio come il suo Festival dove - garantisce Jake - "io non andrò mai". E anche qui non c'entra la paura di deludere la base ("abbiamo sempre fatto quello che ci divertiva fregandocene") quanto la percezione che Sanremo sia "sempre la stessa roba, un po' da fondo carriera, per grattare il fondo del barile", anche se poi Arisa, che ha vinto lo scorso anno e duetta con loro in 'Fragili', "è simpatica e disponibile e ha una voce pazzesca". Disponibile è stato anche Cris Cab, autore dell'hit dell'estate "Liar Liar", che ha contribuito a "Start it over".
I Dogo presenteranno dal vivo i nuovi pezzi in una serata a ingresso gratuito, il 19 settembre al Fabrique di Milano, mentre il tour partirà il 5 dicembre da Napoli.(ANSA).
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